Dove nasce lo “scrittore”?
Stefano Medici è nato a Bologna il 2 giugno del 1968.

Forse la risposta non è quella che vi aspettavate?
Probabilmente la domanda non era quella giusta, proviamo a riformularla.

Quando una persona sempre vissuta nell’ombra della propria timidezza, gelosa e preoccupata di difendere la sua intimità più profonda, decide di liberare i pensieri della sua mente per raccontarli e condividerli al mondo?

Mi chiamo Stefano Medici ma questo già lo sapevate, in realtà ho sempre scritto nella mia vita, anche se in principio erano solo programmi per le vacanze e diari di viaggio intesi come semplici cronache degli stessi.

La vera scintilla, il cosiddetto “anno zero” risale al 2000 quando in partenza per il Perù per una spedizione con amici, la mia ragazza (ora moglie) mi regalò un quaderno dove scrivere le avventure di tutti giorni per riviverle insieme al ritorno.
Non più cronache di viaggio quindi, ma sensazioni, stati d’animo ed emozioni.
I miei pensieri scorrevano in un fiume d’inchiostro sulle pagine stropicciate del libretto degli appunti.
Fu un’esperienza bellissima, quando scrivevo sentivo la sua presenza al mio fianco, la mia mente correva sempre a lei, gli interminabili spostamenti in pullman erano piacevoli parentesi dove rifugiarmi in sua compagnia, le serate tranquille sugli altipiani andini erano complici momenti di poesia.

La magia dell’amore, direte voi, probabilmente si, vi rispondo io, rimane il fatto che da quel momento il piacere per lo scrivere è andato progressivamente in crescendo. I nostri taccuini di percorso venivano sempre più romanzati. Non più semplici report di itinerari, ma esperienze di vita, curiosità e particolarità.
Ricordi più folcloristici che tecnici armonizzati nella storia reale.

Infine nel 2004 la decisione di abbandonare il filo che legava i miei scritti alla realtà per animarli di vita propria, il mio primo “libro”.

“Il terrazzo dei nanetti” (Masso delle fate, 2005), rappresenta la prova d’esordio, un lavoro ancora un po’ acerbo ma con buone prospettive di sviluppo.

Segue “El campo de la pelota” (Giraldi, 2006), considerato un passo in avanti nel lungo percorso dell’esperienza.

Con “Il terrazzo dei nanetti extended version va mo là” (Giraldi, 2008), riedizione arricchita e migliorata della prima “opera”, il frutto è finalmente maturo.

“Il mistero della pagoda del loto” (Giraldi, 2009), si può definire un punto di arrivo, un signor “libro”.

"La trilogia della civiltà" (Giraldi, 2010), raccoglie le precedenti opere ulteriormente migliorate, variate in alcuni passaggi e impreziosite di nuove immagini, (soprattutto el campo de la pelota), chiudendo la prima parte della saga dei nanetti.