RACCONTINO DI CORSA DI ALBERTO SCHIAVONE

L’uomo l’aveva conosciuta il giorno di pioggia, e non ne capitavano tanti. Il giorno di pioggia era capitato lo stesso giorno dello sciopero degli autobus, così l’uomo, contento e con i pensieri che vorticavano ubriachi per la testa, si risolse nel camminare fino a casa con i propri piedi.
Lei era rimasta a fissarlo da dentro il bar, perché non aveva fretta, e poteva rimanere ancora un po’ lì, a riordinare tutto quello che era successo. Lui tirò la giacca sopra la testa, scoprendo mezza schiena. Così, buffo e inciamposo, si diresse verso nord, dove approssimativamente stava casa sua. Sul ponte si strombazzava e si mettevano le frecce e si cercava di recuperare secondi preziosi, perché chi guida ha sempre l’impressione di dover segnare un intertempo migliore di quello del giorno prima. Lui aveva messo la marcia dei contenti, e sul ponte non si curava dei clacson, degli strombazzamenti e degli abbaglianti che si lanciavano uno sull’altro. Le scarpe inzuppate gli davano la portata della pioggia, così si mise ad aumentare il passo, e quando il ponte stava raggiungendo la propria gobba, iniziò a correre. Prima goffamente, poi riordinando le membra, come un pinocchio gentile, impostò l’andatura, e non ci fu sigaretta fumata fino alla mezz’ora prima che gli impedì di arrivare ansimante, ma contento e sorridente, fino al portone di casa. Controllò l’orologio, scoprendo di averci messo meno tempo a piedi che con l’autobus.
Che dire? Scoprire l’acqua calda, a trentasette anni.
Le volte seguenti fu lo stesso, e il ponte lo vide con la pioggia, la neve, il sole forte e la nebbia invisibile. Il fiume sotto colorava il cielo, e il riflesso disturbava a volte i pensieri, come uno specchio sporco. Ma lui correva, perché lei abitava sempre di là dal ponte. Poi si trovarono insieme dalla stessa parte, ma lui correva, perché ormai era diventato uno sfogo, una piacevole consuetudine.
Ogni tanto, mentre dava la prima vigorosa spinta con la gamba, gli veniva il riso degli imbranati, perché lui un po’ lo era. Il riso di quelli che fanno una cosa per cui vorrebbero chiedere il permesso, anche quando non danno fastidio a nessuno. Correva e correva, finché per la prima volta si trovò a camminare lento sopra il ponte, perché aveva una carrozzina da spingere. Lei, al suo fianco, sorrideva. Si mise a correre, perché le era volato via il cappello. Lui si fermò e rise, il più contento degli uomini, anche solo per un momento.

Alberto Schiavone autore del libro "la mischia" Cult edizioni