Fiumi Uniti, Ravenna




Dopo il Vietnam...
No, non pensate chissà cosa, dopo il viaggio nel sud est asiatico, intendevo, guardo spesso film a tema, sopratutto nelle sere d'inverno, quando la voglia di uscire è veramente scarsa.

E’ una fredda giornata di gennaio, una coltre spessa di nuvole nere, sembra sfiorare la superfice di un mare agitato, ancora memore di una recente burrasca.
Arrivo sulla spiaggia nelle vicinanze della foce dei Fiumi Uniti, nel cuore dei lidi ravennati e valuto con attenzione la situazione ambientale, perchè il mare è sempre da affrontare con la dovuta prudenza.
Preparo l’attrezzatura per l’escursione guardando di tanto in tanto l'orizzonte, ipnotizzato dalla sua maestosità.
Terminate le operazioni di assemblaggio, trascino il kayak fino all’acqua e parto determinato per l’avventura.
Le prime pagaiate sono poderose e veloci per superare l’insidioso frangersi delle onde. Basta sbagliare un colpo, mostrare il fianco e in un attimo ci si ritrova a mollo tra le gelide spire dell'Adriatico.
Mi dirigo verso la foce del fiume e inizio a risalire il corso, il ritmo, fluido e costante, è facilitato dalle placide acque.
Ai lati i caratteristici capanni dei pescatori sembrano animarsi di vita propria per guardare increduli le mie evoluzioni, è come se mille occhi mi spiassero nascosti dietro le finestre. Un’atmosfera surreale aleggia tutt’attorno.
Continuo la risalita del fiume godendomi appieno tutta la pace trasmessa dal luogo.
Passo il ponte Beverly che collega lido Adriano a lido di Dante e proseguo per un bel tratto verso la chiusa.
E’ una sensazione incredibile, il gesto atletico, la natura, la tranquillità rendono il momento esaltante.
In prossimità dello sbarramento, soddisfatto dell’uscita, inverto la rotta per rientrare alla base.
Improvvisamente dal mare sopraggiunge una fitta nebbia che limita la visibilità a pochi metri.
Lo scenario cambia radicalmente sfumando tutti i contorni.
Le immagini del film Apocalypse Now invadono immediatamente la mente. Gli echi della giungla durante la risalita del fiume, oltre il confine tra Vietnam e Cambogia, risuonano in lontananza. Il monologo del colonnello Kurtz: "Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non ha il diritto di chiamarmi assassino, ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di fare questo, ma non ha il diritto di giudicarmi, e' impossibile trovare le parole... per descrivere, cio' che e' necessario, a coloro che non sanno cio' che significa l' orrore, l' orrore ha un volto, e bisogna farsi amico l' orrore, orrore e terrore morale sono i tuoi amici, ma se non lo sono, essi sono dei nemici da temere, sono dei veri nemici...", sussurra alle orecchie.
I bracci di sostegno delle reti che sporgono dai capanni, formano figure spettrali, quasi a voler evocare gli incubi stessi del personaggio interpretato da Marlon Brando. Un pizzico di ansia inizia a salire.
Continuo a remare completamente avvolto dalla foschia. Uno, due, uno, due, la scarsa visuale, le suggestioni della psiche, amplificano una sensazione di disagio. Avanzo aumentando la cadenza, come per fuggire da qualcosa. Uno, due, uno, due, forza spingere, il cuore pulsa all'impazzata, poi...finalmente, sento la brezza marina accarezzarmi la pelle.
L’inconfondibile voce del mare, unita al suono intermittente della sirena di segnalazione dei pozzi di trivellazione che si ode in lontananza, avvisano che sono arrivato alla foce, esco dal canale e affidandomi alla mia bussola navigo per qualche centinaio di metri in mare aperto, fino alla spiaggia punto di partenza.
Anche questa escursione si chiude serenamente, ma forse è meglio non guardare certi film prima delle uscite.

Apocalypse Now Ravenna